Discorso introduttivo presidente nazionale
Cari Presidenti, Cari Colleghi, Cari Amici,
Buongiorno e bene arrivati a tutti.
Sono trascorsi 3 anni dall’ultimo congresso. Un tempo decisamente troppo lungo per un appuntamento così rilevante per la nostra categoria professionale.
Un tempo lungo, strano, in parte sospeso e in parte concitato che ci ha messo di fronte situazioni inattese che abbiamo dovuto affrontare per il bene non solo nostro ma di tutta la società civile.
Chi ha partecipato a Matera, nel 2019, ha vissuto uno splendido congresso: vivace, propositivo, ricco di spunti e di proiezioni rivolte al futuro, con entusiasmo, ponendo la nostra professione al centro delle più attuali tematiche, dalla sostenibilità all’inurbamento, dalla vivibilità delle città all’innovazione tecnologica, fino alla salvaguardia della biodiversità.
È stato un congresso in cui, ed è una caratteristica della nostra categoria, abbiamo saputo analizzare i dati e gli spunti che provenivano dall’attualità e, partendo da questa analisi, abbiamo saputo anticipare i principali trend che poi si sono realizzati.
E raccogliendo quella sfida, prima di altri l’abbiamo fatta nostra e ci siamo messi al lavoro con entusiasmo e intensità.
Ovviamente nessuno poteva prevedere che, dopo appena qualche settimana, avremmo vissuto due anni di pandemia, con due lockdown, seguiti da una guerra in Europa, quasi alle porte di casa.
Per due anni abbiamo fronteggiato, come cittadini, come professionisti e anche come ordine, situazioni impensabili. Abbiamo dovuto imparare a gestire incertezze e paure nuove, senza lasciare indietro l’ordinarietà.
Abbiamo perso tanto, affetti, opportunità, ma questo ci ha obbligato a ripensarci e ripensare anche il nostro modo di lavorare. Abbiamo imparato a collaborare in modo differente, abbiamo appreso nuove abitudini, abbiamo visto il mondo da una prospettiva completamente diversa.
Ci troviamo così, oggi a vivere in una realtà radicalmente trasformata e che, per molti aspetti, era inimmaginabile. Le sfide che nel 2019 abbiamo accettato restano tutt’ora valide e continueranno a indicare il percorso del nostro ordine, e l’esperienza eccezionale che abbiamo vissuto in questo biennio ci ha confermato che è passato il tempo delle soluzioni ordinarie.
Delle tante cose accadute in questo triennio, ne voglio però ricordare una che dimostra quanto, da sempre, la nostra sia una professione centrale:
L’8 febbraio 2022 il Parlamento ha definitivamente approvato il disegno di legge che prevedeva la modifica di due articoli della Costituzione: l’art. 9 e l’art. 41. L’articolo 9 si allarga alla tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e degli animali. La modifica all’articolo 41, invece, sancisce che la salute e l’ambiente sono paradigmi da tutelare da parte dell’economia, al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana.
Ricordo che il nostro codice deontologico all’ART. 5 ‐ FONDAMENTA DELLA PROFESSIONE così recita:
1. La professione di Dottore Agronomo e di Dottore Forestale è esercitata per interesse pubblico a difesa dei principi degli articoli 9 e 32 della Costituzione della Repubblica italiana…
Inoltre il nuovo articolo 9 della Costituzione, laddove prevede che la Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni, richiama uno dei principi cardine del diritto dell’ambiente: lo sviluppo sostenibile, concetto definito dalla Commissione mondiale sull’ambiente nel rapporto Brundtland del lontano 1987, secondo il quale lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri. E noi di questo facciamo da sempre la nostra bandiera.
Nasce da queste riflessioni la formulazione del XVIII congresso, sia nelle forme che nei temi che abbiamo scelto come Consiglio nazionale.
E abbiamo accolto l’invito della Federazione Toscana, che ringrazio a nome mio, del consiglio e di tutti i colleghi, di parlarne proprio qui, in questa città, culla del Rinascimento, sede di entrambi i dipartimenti che formano i futuri Dottori Agronomi e Dottori Forestali. Da qui al titolo il passaggio è stato breve:
#Agrofor2030 – Protagonisti del nuovo Rinascimento,
Dottori Agronomi e Dottori Forestali al centro delle nuove sfide
per il benessere delle comunità e la bellezza dei luoghi
Tante le questioni sospese, tanti gli argomenti da approfondire, tanta la voglia di confrontarci. Con non poche difficoltà siamo riusciti a contenere queste esigenze in 5 tesi da discutere assieme. 5 argomenti che rappresentassero le opportunità, le criticità e le sfide professionali più attuali fra quelle che investono la nostra categoria.
5 temi che interpretiamo come 5 facce di uno stesso prisma
1. C’è l’innovazione, che diventa strumento per rafforzare la capacità consulenziale. Ma non si può parlare di innovazione se non abbiamo una base solida da cui partire, e quindi il rapporto con l’Università, dove nasce il futuro della nostra professione. Professione che per essere aggiornata e al passo con le novità e le sfide da affrontare, necessita di una formazione continua, in cui abbiamo sempre creduto.
2. C’è il tema della qualità della vita dentro e fuori le città, partendo dal verde urbano per arrivare alla valorizzazione del paesaggio e dei beni ambientali. Temi che spesso sono posti in antitesi, ma che si devono intrecciare se vogliamo offrire un futuro migliore alle prossime generazioni. Temi che la pandemia ha riportato alla ribalta, dando voce a troppa gente che fa del greenwashing la propria dottrina e del piantare milioni di alberi la soluzione.
3. C’è la questione delle agroenergie – mai tanto attuale come ora – della sostenibilità delle produzioni, dell’economia circolare. Anche questi, argomenti che da sempre caratterizzano la nostra professione ma che in un momento in cui la crisi energetica affianca altre crisi già in atto, sono diventati centrali, vedasi la relazione col PNRR e le indicazioni della PAC.
4. C’è l’aspetto del credito, spesso interpretato come tema puramente tecnico/strumentale ma che, invece, è vitale per il settore primario, schiacciato tra le necessità di innovarsi e investire, e le conseguenze della pandemia e l’innalzamento del costo delle materie prime.
Solo conoscendo gli strumenti finanziari e agevolando il contatto tra imprese e mondo della finanza possiamo ambire a dare sostenibilità economica alle imprese agricole e forestali.
5. C’è l’opportunità offerta dalla selvicoltura, che quando è realizzata con preparazione, consapevolezza e attraverso la pianificazione offre una visione moderna della risorsa bosco. Il che significa pensare al legno come materia prima sostenibile, significa riavviare una filiera economica capace di vivacizzare le aree interne, significa avere cura del territorio, significa dare valore alle molteplici funzioni forestali.
5 argomenti da cui ci attendiamo una “verticale” – per parafrasare il linguaggio dei sommelier – che ci traghetti da Matera a Firenze e oltre, attualizzando il modo di intendere la professione anche forti delle esperienze vissute in questi anni.
Tra ciò che abbiamo imparato in questi anni, però, c’è anche un’altra lezione: il Professionista, con la P maiuscola, non può più pensare a se stesso, non può più considerarsi svincolato dal mondo esterno.
Abbiamo constatato come un problema sanitario in Cina – e di filiera agroalimentare –è stato capace di bloccare per mesi l’intero Pianeta, fermare le economie, impedire gli spostamenti.
Stiamo assistendo a una guerra tra Russia e Ucraina che sta rivoluzionando le catene di approvvigionamento e sta riformulando il mix energetico.
Sono semplificazioni di temi ben complessi, ovviamente, ma mi offrono lo spunto per confermare la bontà della politica cooperativa che questo Consiglio ha intrapreso.
La linea d’azione del mandato di questo Consiglio, infatti, ha posto al centro la collaborazione.
Una collaborazione tra enti, quando si tratta di avere posizioni concordate sui principali temi politici.
Una collaborazione interprofessionale, incentivando l’aggregazione tra professionisti così da ottenere una visione multiforme della realtà che possa meglio rappresentare le diverse sfaccettature.
È stata una scelta politica forte, che si riflette anche all’interno del Congresso.
Ecco, quindi, che alle 5 tesi di approfondimento professionale, abbiamo scelto unire 3 temi che oltrepassano il perimetro della nostra professione e che necessitano di un approccio multidisciplinare e coordinato fra diversi partner. Temi per cui è opportuno confrontarci, vista la loro trasversalità, con rappresentanti di altre aree sociali, economiche e politiche, per trovare risposte comuni.
Parliamo di disparità, perché in questo biennio sono accresciute le difficoltà per chi è più debole:
• per i giovani, il cui ingresso alla professione e l’avvio dopo il percorso di studi rappresenta un’incertezza che spaventa, e indirizza troppo spesso verso scelte più “comode” e “sicure”
• per le donne, che tutt’ora rappresentano una percentuale minoritaria del mondo del lavoro professionale e che la pandemia ha ulteriormente ridotto,
• per i colleghi di recente iscrizione, in cui si evidenzia la tendenza a un calo del fatturato medio e che la crisi economica rischia di spazzare definitivamente.
Sono aspetti che un ordine deve valutare, per una questione di giustizia, di equità e di costruzione del futuro, ritagliandosi sia un ruolo di sostegno che di guida. Sono questioni dalle numerose sfaccettature, di carattere sociale, culturale ed economico, che si possono risolvere solamente in concerto con i tanti soggetti istituzionali e non.
Parliamo di geopolitica e di cambiamenti, perché tutti noi abbiamo davanti agli occhi gli effetti della scarsità di materie prime, l’aumento repentino dei costi energetici, la debolezza delle filiere globali, la concorrenza sleale nei mercati internazionali.
Sono prospettive che, evidentemente, oltrepassano l’ambito d’azione di un ordine nazionale, ma che, come professionisti e cittadini, ci obbligano a essere parte della soluzione.
Parliamo di salute e benessere, o detto con la formula inglese “One health”. Perché nel mondo in cui vivremo dovremo produrre in modo sano, avendo cura della sostenibilità economica (per garantire il presidio del territorio) ed ambientale, con uno sguardo attento al benessere umano, animale e vegetale lungo l’intera filiera.
Sono concetti da sempre al centro della nostra professione, per i quali è comunque necessaria una collaborazione trasversale tra i diversi attori, fattore dirimente per ottenere risultati apprezzabili.
Parliamo di tutto questo con competenza e professionalità. Non possiamo più lasciare che questi temi rimangano slogan. Come detto inizialmente, è il momento di agire, ed è già tardi.
Abbiamo quindi molto lavoro da fare. Tre giornate che mi aspetto essere intense e proficue.
Sono certa, per esperienza e per gli incontri che in questi mesi ci hanno traghettato verso Firenze, che i contributi che tutti voi saprete portare saranno stimolanti, puntuali, arricchenti.
Sono certa che venerdì sapremo trovare delle sintesi tutt’altro che ordinarie, capaci di reinterpretare i lasciti di tempi ed eventi eccezionali e capaci di ripensarci più forti.
Sono certa, che alla fine di questo congresso, ancora una volta, sapremo essere una categoria visionaria, capace di anticipare il futuro anziché rincorrerlo.
Dottori Agronomi e Dottori Forestali è un momento importante per la nostra categoria e per il futuro nostro e della nostra professione. Che sia vera collaborazione, che sia vera crescita, che sia vero orgoglio.
BUON LAVORO A TUTTI NOI