Premio Montezemolo
CATIA BASTIOLI VINCE IL PREMIO MONTEZEMOLO 2022
Catia Bastoli, amministratore delegato di Novamont è la vincitrice del Premio Montezemolo 2022, assegnato durante il XVIII congresso nazionale dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali. L’onorificenza premia un personaggio che si è particolarmente distinto per la sua dedizione ed i risultati raggiunti nel mondo dell’agricoltura, dell’ambiente e del territorio.
MOTIVAZIONE DEL PREMIO MONTEZEMOLO
Il premio è stato assegnato per l’impegno profuso e i risultati ottenuti nel settore della difesa e tutela dell’ambiente nel nostro Paese. Impegno testimoniato sia come imprenditrice nell’ambito dei materiali a base di amido in agricoltura che nella vita associativa nazionale ed europea nei gruppi di lavoro Plasticseurope e dell’associazione per la sostenibilità e competitività ambientale d’impresa.
Sabrina Diamanti, Presidente CONAF – “Il curriculum e i successi di Catia Bastoli sono lo specchio del significato di questo Premio, così come ci è stato consegnato dall’ex Presidente Montezemolo. Una visione legata ai temi dell’innovazione e della sostenibilità, sfruttando le potenzialità offerte dalla natura, che aderiscono perfettamente con quella dei dottori agronomi e dottori forestali.”
Catia Bastioli, Amministratore Delegato Novamont – “Mai come oggi abbiamo bisogno di imparare a “fare di più con meno”: questo significa usare meno energia, usare meno risorse e rigenerare i territori creando ponti tra settori diversi. In questo senso la bioeconomia circolare è in grado di accelerare la transizione ecologica potenziando le nostre filiere agroalimentari e forestali e puntando sulla loro resilienza.”
IL DISCORSO DI CATIA BASTIOLI
Un saluto a tutte e tutti.
È un grande piacere portare i miei saluti e il mio contributo a questo importante appuntamento anche se purtroppo non ho potuto essere presente. Il premio attribuitomi da parte del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali in ricordo di una figura così rilevante per il settore agroforestale come il Dr. Massimo Cordero di Montezemolo, proprio in un momento come questo, mi onora profondamente.
Mai come oggi, come cittadini, come ricercatori e come imprenditori, non possiamo permetterci di affrontare la serie di crisi multiple e interconnesse, in cui la crisi climatica e le tensioni geopolitiche rischiano di alimentare tutte le altre, senza avere uno sguardo sul futuro e senza trovare risposte al problema dell’indipendenza delle risorse, superando la tragedia dei beni comuni, sfruttati al massimo da pochi e non rigenerati da nessuno. L’impegno del CONAF e di tutti i suoi membri in modo particolare nel promuovere la formazione, indagini e ricerche, è fondamentale per rinnovare costantemente l’attenzione su tematiche urgenti e non più rimandabili.
L’attuale scenario dovrebbe far scattare un’accelerazione senza precedenti verso un reale disaccoppiamento dello sviluppo dall’uso delle risorse, consapevoli che senza la transizione dell’ego verso l’eco sarà difficile passare dallo sfruttamento alla rigenerazione dei territori.
È evidente che sia quanto mai indispensabile un cambio di rotta che passa per un cambio culturale della società, esprimibile con il concetto di “fare di più con meno”: questo significa usare meno energia, usare meno risorse e rigenerare i territori creando ponti tra settori diversi. Altrimenti anche il passaggio alle energie rinnovabili non sarà sostenibile. In questo senso la bioeconomia circolare è in grado di accelerare la transizione ecologica potenziando le nostre filiere agroalimentari e forestali e puntando sulla loro resilienza.
Come riportato dal recente VIII Rapporto sulla Bioeconomia in Europa, e dal Rapporto Green Italy 2021 l’Italia in questo settore ha una serie di primati. Da alcuni decenni il mio impegno personale e attraverso Novamont, la società che ho contribuito a fondare e a sviluppare, è proprio di dimostrare non solo attraverso le parole ma con progetti concreti di territorio che “fare di più con meno” è possibile. In modo particolare, 30 anni fa ho avviato il primo progetto di bioeconomia circolare a partire dall’integrazione tra chimica verde e agricoltura attraverso la costruzione di una filiera integrata per le bioplastiche e biochemical. Oggi questo progetto è diventato una piattaforma diffusa su tutto il territorio nazionale, con una molteplicità di attori; con tecnologie prime al mondo che hanno permesso di trasformare periferie in centri di innovazione strategici e impianti dismessi in bioraffinerie in grado di produrre bioprodotti, bioenergia, e sfruttare residui e by-products; con filiere agricole basate su aridocolture in grado al contempo di fornire materie prime e di rigenerare suoli marginali e con bioprodotti biodegradabili e compostabili calati in progetti sistemici di territorio, che sin dall’inizio non sono stati pensati per affogare il mondo, ma per risolvere l’inquinamento di acqua e suolo.
Come Presidente di Terna ho promosso progetti sperimentali con il mondo agricolo con l’obiettivo di studiare modelli di gestione intelligente della risorsa idrica tra agricoltura e rete elettrica per massimizzare l’efficienza dell’uso di una risorsa così preziosa e sempre più scarsa.
Nella direzione di un uso sempre più efficiente delle risorse e del “fare di più con meno”, l’interconnessione di progetti di questo tipo che coinvolgono la rete elettrica, le reti idriche, reti ICT e i trasporti potranno giocare un ruolo sempre più importante.
La grande sfida che abbiamo di fronte è non sprecare quanto costruito fino ad oggi e fare in modo che il capitale naturale e la sua rigenerazione possano essere sempre di più al centro delle strategie italiane ed europee per la transizione ecologica non solo a parole ma con misure tangibili, altrimenti la transizione continuerà a non avvenire. Ed oggi ci sono ostacoli di varia natura, tra cui anche perversioni legislative da correggere subito perché non c’è più tempo da perdere.
Dobbiamo evitare che la pesantissima crisi geopolitica, energetica e di materie prime che si è abbattuta sull’Europa e sull’Italia in particolare, travolga nel breve il nostro speciale tessuto agricolo industriale sociale di biodiversità con profonde radici nel territorio. Come il suolo, anche la società e il tessuto sociale e industriale sono non rinnovabili: non dobbiamo permettere che questo accada. Sono certa che la vostra realtà, così dentro ai territori, possa dare un contributo rilevante per fare di questa multi-crisi senza precedenti una opportunità formidabile di rigenerazione di un territorio così fragile e così straordinariamente ricco di diversità che è il nostro Paese.
Grazie a tutti e buona serata.
Catia Bastioli
PREMIO IN MEMORIA DI MASSIMO CORDERO DI MONTEZEMOLO
Anche in occasione del XVIII Congresso Nazionale, il CONAF indice il “premio Montezemolo”, intitolato alla memoria di Massimo Cordero di Montezemolo.
Il riconoscimento, che nella scorsa edizione ha premiato l’imprenditrice sarda Daniela Ducato, riconosce l’impegno di chi particolarmente distinto per la sua dedizione e i risultati raggiunti nel mondo dell’agricoltura, dell’ambiente e del territorio.
Massimo Cordero di Montezemolo è stato Presidente del CONAF per due mandati, dal 1985 al 1992 ed è stato, insieme al Senatore Giuseppe Medici e ad Arrigo Serpieri, tra le figure più illustri che la categoria ha avuto la fortuna di annoverare.
Oggi il CONAF, lo ricorda come il protagonista della revisione della norma fondamentale di riferimento (la Legge 152/99) che è oggi un valore da difendere, da onorare ma soprattutto da incrementare. Una legge straordinariamente moderna e lungimirante nella capacità di definire competenze non più limitate alle produzioni agricole e forestali e al genio rurale.
La cerimonia di premiazione si svolge al termine della seconda giornata del XVIII Congresso Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali.
Chi era
Massimo Cordero di Montezemolo nasce a Rosignano Marittimo (Livorno) il 23 dicembre del 1920. Nel 1945 si Laurea in Scienze Agrarie con Lode presso l’Università degli Studi di Bologna, abilitandosi alla professione di Dottore Agronomo nel 1946. Dal 1946 al 1955 è capo del Servizio Agrario del Consorzio della Bonifica Renana. Dal 1955 al 1956 è Capo dell’Ufficio Bonifiche e Trasformazioni Fondiarie nel Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno. Dal 1956 al 1986 è prima Dirigente poi (1966) Segretario dell’Associazione Nazionale delle Bonifiche e delle Irrigazioni. Dal 1968 è Presidente dell’Agriconsulting SpA – Società per la consulenza e lo sviluppo delle attività agricole. Durante la sua carriera è stato componente del Consiglio Superiore dell’Agricoltura presso il Ministero Agricoltura e Foreste, della Commissione Censuaria Centrale del Ministero delle Finanze, dell’Accademia Nazionale di Agricoltura, dell’International Association of Agricoltural Economist, del Consiglio dell’ITALICID – Sezione italiana dell’International Commission on Irrigation and Drainage. Autore di numerose pubblicazioni riguardanti gli aspetti tecnici ed economici dell’agricoltura con particolare riferimento alla bonifica idraulica ed all’irrigazione.
È stato Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali dal 1985 al 1992.